Il concepimento di un clone mafioso avviene cento anni prima della sua nascita

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Il bambino mafioso non deve sbagliare, non deve dare segni di paura, non deve essere bambino

Il concepimento di un piccolo mafioso avviene un secolo prima della sua nascita. Il bambino mafioso non deve sbagliare, non deve dare segni di paura, non deve frequentare figli di poliziotti e non deve dare segni di omosessualità

Cari lettori, prima di entrare in scena, essendo il primo articolo qui su Sicilmedtv.it, mi sembra giusto presentarmi e rispondere alle domande che potreste porvi: Da dove vengo? Sono stata autrice di diversi quotidiani e riviste, fra cui IlSicilia.it per cui scrivo ancora;  qual è lo scopo dei miei scritti e delle opere che utilizzo come immagini rappresentative? Vi sono celati un intento divulgativo e informativo e uno di arricchimento personale, in senso non materialistico, anche se mi auspico sempre che la visibilità e il consenso ottenuti riempiano la pancia di maccheroni prima che di gloria; Che tipo di argomenti tratterò? Disserterò, spero amabilmente, di medicina e scienza. Mi avvarrò sempre di immagini che avranno me come modella e i miei aforismi con cui, in brevi e succose parole, tento di riassumere e racchiudere il risultato di considerazioni, osservazioni, esperienze mutuate alla vita di tutti i giorni. Chiamerò la mia rubrica di psicopatologia della vita quotidiana, appunto, “I maccheroni di Laura”. Con l’allusione implicita al detto popolare siciliano “I chiacchiri su chiacchiri ma i maccaruni inchinu a panza”. Mi auguro che le mie parole possano nutrire il vostro spirito, ringraziandovi anticipatamente per gli apprezzamenti, i feedback, le condivisioni, i commenti, i like, per i quali io vi auguro un mondo di bene!

Da questo momento e in questo blog, vi chiamerò Maccheroni o Maccaruni, seguendo la scia della rubrica che curo per ilSicilia.it, nella quale ho battezzato i lettori: Liberi Nobili, Dod, Liquidi e Wonder.

Oggi tratterò un argomento abbastanza spinoso che, però, verrà molto alleggerito dal fatto che lo esporrò solo dal punto di vista clinico e psicopatologico, senza toccare ambiti che non mi competono, cercando di focalizzare i riflettori specialmente su alcuni punti che io ritengo nodali dell’intervista che ho avuto l’onore e il privilegio di aver rilasciata.

Laura Valenti e Girolamo Lo Verso

Ventisei anni fa il Professore Girolamo Lo Verso, oggi divenuto personalità di spicco a livello internazionale sullo studio del fenomeno mafioso, cominciò il suo encomiabile lavoro in seguito al fatto che il noto giornalista e scrittore Salvatore Parlagreco gli chiese di leggere tutte le perizie del caso Leonardo Vitale. Questi è considerato uno dei primi pentiti moderni degli anni ’70, perché ce ne sono stati altri in precedenza. La parola “pentito” è indicativa del fatto che lo è stato realmente nel senso cristiano del termine, anche se per gli altri è una parola inutilmente mistica. Conviene parlare di collaboratori di giustizia. Vitale non è stato creduto, però, quando Buscetta ripeté più in grande le stesse cose che aveva detto lui e, cioè, che la mafia è un’organizzazione unitaria con dei rituali e un training di addestramento. La mafia uccise Vitale dimostrando che quello che aveva detto era vero. Vitale fu dichiarato inattendibile da più di metà degli psichiatri che lo intervistarono, mentre l’altra metà dichiarò che lui era pazzo. A causa di questo noi abbiamo perso dieci anni nel contrasto ala mafia e siamo dovuti arrivare a Falcone e Buscetta.

Anche la mafia, come tutto, viene vista a seconda dell’occhio di chi guarda e, in questo caso, si tratta di un occhio clinico, da psicoterapeuta. Gli psichiatri che lo valutarono in maniera negativa erano persone in qualche modo legate al potere politico di allora e quel sistema dichiarava che “la mafia non esiste”. Ancora oggi i dranghetisti dicono che la mafia non esiste e che è una cosa inventata dai giudici. Di fatto, quegli psichiatri ragionavano nello stesso modo. L’altro versante di psichiatri, invece, quello che sosteneva che Vitale fosse attendibile costituivano uno spaccato psicologico e categorico diverso.

Oggi il dubbio è che la mafia possa essere cambiata ma prima di vedere se la mafia abbia subito modifiche occorre capire “com’è”, direi, il tutto che non cambia nulla. Falcone che è stato anche un vero studioso della mafia diceva che il giorno in cui avremo ridotto la mafia a una semplice organizzazione criminale, avremo vinto. Ma noi lo sappiamo cos’è la mafia? Alla gente sembra che la mafia sia costituita da delinquenti ma più che altro si tratta di una potenza straniera che occupa i nostri territori a livello macro. A livello micro la mafia è un sistema antropoetnico che diventa totalmente psichico con una trasmissione transgenerazionale fortissima. Un mafioso nasce cento anni prima di venire al mondo, dice Lo Verso. I cognomi sono sempre gli stessi, i mafiosi vengono sempre dalle medesime famiglie. La mafia si eredita. In quel mondo, il concepimento di un piccolo mafioso, vale a dire di un clone, vuol dire che è stato concepito un secolo prima della sua nascita. La selezione è durissima. Il bambino mafioso non deve sbagliare, non deve dare segni di paura, non deve frequentare figli di poliziotti, magistrati, una volta anche di comunisti e non deve dare segni di omosessualità. Questo non solo per pregiudizi omofobici ma anche perché per loro gli omosessuali sono inaffidabili e l’affidabilità è tutto.

Sono conosciuti casi di donne di mafia che hanno tradito il marito. Questo perché il mondo mafioso è anche asessuato. I rapporti sessuali, in genere, sono qualche super sveltina nei primi anni di matrimonio che, come tradizione vuole, non coinvolge in alcun modo le donne. Comandari è megghiu ri futtiri, dice il loro detto. Quando queste donne furono uccise, in genere dagli stessi parenti, non fu tanto per salvare l’onore ma perché una donna che tradisce dimostra che non ha il controllo, quindi, è inaffidabile e da eliminare.

Uccisero Giuseppe Di Matteo, figlio di un pentito mafioso, nel 1996 a San Giuseppe Jato, sciogliendolo nell’acido e uno dei mafiosi, mentre ciò accadeva, mangiava. La domanda è come sia possibile che una società democratica conviva con un mondo siffatto? Lo uccisero perché volevano ricattare il padre e perché non riuscivano più a nasconderlo. Da questo esame nasce il concetto di fondamentalismo psichico per cui l’altro non esiste, non è una persona, anche se bambino. In questo senso, un razzista, se vede immigrati, dice “Perché non tornano a casa loro!”, i terroristi sono più umani dei mafiosi, anche se sono più incazzati. Sono sempre mafiosi ma non sono così indifferenti.

Quello che colpisce della mafia è il linguaggio unico e incomprensibile per chi non appartiene al loro mondo, il loro concetto di affidabilità, il riuscire a sopravvivere pur in un paese ed epoca democratica, l’essere un “noi” e non un “io” e la loro incredibile indifferenza, anche di fronte alle efferatezze che commettono.

Il codice genetico è ridondante e universale. Fa una certa impressione sapere che esiste una sorta di archivio off-line e perenne di tutti i dati che si immagazzinano nel corso della vita e delle generazioni. L’espressione: “ce lo abbiamo scritto nel DNA” è un modo di dire comune che spiega quanto linguaggio, cultura ed esperienze sono profondamente radicate in noi. La scimmia appena nata sa che deve sbucciare la banana per poterla mangiare. Noi donne abbiamo vissuto per lungo tempo all’ombra degli uomini ma molte ci siamo dissociate dalla cultura maschilista così come i pentiti mafiosi dimostrano che è possibile ribellarsi a dei rigidi copioni comportamentali che non si ritengono giusti. Il concetto di neotenia, dice ancora Lo Verso, nasce grazie a un processo evolutivo che consente l’avvento di una nuova specie, mantenendone la dimensione psicologica, biologica e culturale. In questo processo svolgono un ruolo determinante le cosiddette pecore nere. Cambiare è possibile perché l’evoluzione è il risultato di conflitti interni, dubbi esistenziali e la volontà è uno strumento di vittoria e sublimazione.

Laura Valenti
Author: Laura Valenti

Laura Valenti è Psicologa clinica, Scrittrice, Aforista, Artista e Ghost writer e/o correttrice bozze. Ha collaborato con diverse testate giornalistiche tra cui “Diritti negati” e “La Repubblica”. Cura la rubrica “Liberi Nobili” nel quotidiano online “IlSicilia.it”. Con l’Armando Editore (2007) ha pubblicato il volumetto Per un mondo a misura di adulto e bambino, cui è seguito Come me ( 2008). Entrambi sono patrocinati dall’UNICEF. Nello stesso anno è uscito il romanzo psicologico Ziza (ed. in proprio). Questi ultimi volumi sono i primi di una collana dal titolo Questo non si dice e quello non si fa. Dal 1997 si occupa di Ghost Writing trascrivendo convegni e redigendo per altri articoli, relazioni, discorsi, biografie, libri di medicina, architettura, etc.. È esperta di tecniche di rilassamento mentale (WILDE SYSTEM) e potenziamento cognitivo-affettivo-relazionale con l’ausilio di test psicometrici. Ogni tanto si diletta a creare abiti, scarpe e oggetti/mobili di arredo per la casa e l'ufficio.

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