Lo scopo del perfezionista deve essere quello di passare attraverso valutazioni, critiche, correzioni, premi o disconferme senza smettere di credere in se stesso ma, soprattutto, farsi amare per le proprie imperfezioni
Si pensa erroneamente che la chiave del successo sia essere perfezionisti ma lo è, al contrario, essere imperfetti, perché solo sbagliando ci si migliora
Cosa c’è dietro la ricerca della perfezione e l’essere perfezionisti implacabili? Da un lato, l’essere umano, in quanto perfettibile, anela alla piena realizzazione di se stesso in tutte le aree o in quelle preferite, anche se l’ideale sta nell’equilibrio e nell’armonia in tutte le dimensioni di funzionamento individuali. Certamente, chi ha standard elevati di comportamento e manie di perfezionismo si può ritrovare con l’avere anche distorsioni cognitive che riguardano sia se stessi sia gli altri e si prende carico di eccessivo stress (o lo scarica su chi lo circonda). In genere, il perfezionista della nomenclatura psicopatologica per eccellenza è il narcisista. Ricordo a tutti coloro che mi seguono da poco o si sono trovati qui per caso che vi è differenza fra tratto, struttura e disturbo di personalità, che l’emblema del narcisista patologico è il politico e quello sano è, di solito, rappresentato dal ballerino o dall’artista; esistono, infine, diverse forme di narcisismo che dipendono da come e quanto sono dosati gli ingredienti della personalità.
Essere narcisisti significa avere enormi potenziali ed essere portati per il successo, soprattutto, se si è dotati di una buona leadership. I narcisisti sono grandi pianificatori, strateghi, calcolatori e, fra i loro pattern, c’è poco spazio per le emozioni e gli affetti. Riescono a scindere bene i rapporti professionali e quelli personali. Tutto è strumentale all’accrescimento dell’autostima e all’empowerment.
Quando, però, questi standard di rendimento sfociano nelle distorsioni cognitive e nella mancanza di visione realistica delle cose e di se stessi, ecco che si può arrivare a fare scelte esagerate come la mitica Madonna che, per le sue manie di protagonismo, non accettando i segni del tempo e la diversa prestazione come ballerina, si è sottoposta a svariati interventi chirurgici che l’hanno, per dispiacere di tutti, deturpata, rendendole difficile camminare e muoversi. L’ho appreso grazie ai social, non seguendo la televisione da anni, e la notizia mi ha toccata moltissimo, essendo una sua fan.
Le manie di perfezionismo si manifestano in svariati modi e possono essere associate: alla collera e all’irritabilità se saltano i programmi; a stati depressivi; a tratti ansioso-ossessivi, con una estrema rigidità mentale e una carenza di spontaneità; a standard e aspettative di comportamento molto difficili da soddisfare; a tutti questi sintomi e altri, in un solo pacchetto.
Operare per migliorare le proprie prestazioni è uno degli input che riceviamo fin dalla nascita, quando le figure di riferimento spingono il bambino a sostituire la lallazione con una produzione linguistica sempre più chiara. Si continua così per tutta la vita, passando attraverso valutazioni, critiche, correzioni, premi o disconferme. Taluni, in questa lista, inserirebbero il lemma “fallimenti” ma nel vocabolario a cui attingo per i miei realistici pamphlet sulla vita quotidiana tale termine è sostituito dal benefico “errore” che ha il potenziale di apportare notevoli cambiamenti in chi lo compie, se ne accorge, lo elabora e mette in atto dei comportamenti riparatori ed evoluti. Voi Maccaroni possedete, offrendomi il vostro sostegno e la vostra attenzione, la magia in un click!
Siamo tutti micro sistemi e il principio chiave di un’azienda è “fare utile e creare valori” per cui è assolutamente plausibile fare sforzi costanti per migliorare il proprio rendimento, producendo in tempi minori (sarà per questo che il mio tempo libero lo passo, in parte, studiando e scrivendo!?). Un libero professionista deve avere sempre obiettivi da raggiungere: superare gli incassi dell’anno precedente, sopravanzare (senza sopraffare) la concorrenza con metodi e strumenti sempre più raffinati ed elicitanti, risolvere i casi clinici, nel mio caso, scrivere articoli d’effetto, curare immagini seducenti, riuscire a condurre e indurre una folla come una specie di pifferaio magico. Uno dei segreti del successo sta proprio nel fare errori, nell’essere imperfetti, perché solo così ci si migliora.
Queste non sono mete irrealistiche e se, per motivi catastrofici, non si potessero conseguire, la persona equilibrata è imperturbabile, resiste all’urto con resilienza, assertività e tenta nuove soluzioni, attingendo alla propria creatività. Un perfezionista può, infatti, possedere anche delle doti geniali che fungano da salvagente o paracadute nelle congiunture straordinarie.
Cerchiamo di chiarire, dunque, qual è il perfezionista che si rompe e mette in atto comportamenti disfunzionali ed ectopici. Per evitare di cadere in un baratro il tipo “precisino” non deve sentirsi insoddisfatto per i risultati ottenuti ma analizzare i fatti e cercare di individuare le ragioni dei propri falli; non deve sentirsi “insicuro” ma “essere l’uomo del dubbio” ovvero colui che cerca sempre la conoscenza e “sa di non sapere”; non deve avere regole comportamentali inflessibili, altrimenti, anche l’amore non sarà alla sua portata;
non deve avere una eccessiva preoccupazione per il giudizio degli altri e non deve chiedere prestazioni al di sopra delle proprie possibilità (Laura Morelli). Quest’ultimo punto mi fa pensare a una donna che mi ha detto, con le lacrime agli occhi, che non si vede più come era prima, che comincia a vedere i segni del tempo e che ha paura che il suo uomo, poi, non la voglia più. A tal proposito, io dico sempre che bisogna farsi amare prima di tutto per il proprio modo di essere e di fare e che, se è vero amore, si vede dal fatto che la persona non dimentica più la bellezza che gli è stata profusa nei primi tempi. Se lo facesse, il ciclo sarebbe concluso ma non è detto non si apra, se curiamo noi e le relazioni, con qualcun altro. C’è un amore per ogni età.
Mi appresto alla conclusione, altrimenti, i maccheroni oggi vi restano nello stomaco come macigni: non bisogna mai desiderare ciò che non si può avere, ma volere ciò che si ha, darsi pensiero per migliorarsi, considerando le risorse possedute. Se si desidera il deretano di una brasiliana e si è eccessivamente in carne e cellulitiche è chiaro che i risultati non saranno visibili, forse, mai o ci vorrà tempo, disciplina e alimentazione corretta! Puntiamo sulla valorizzazione dei pregi per non fare risaltare all’occhio dell’osservatore anche i difetti. E se qualcuno ha da ridire, amen ma teniamolo nella giusta considerazione, non di più! L’importante è mettercela tutta!
Le imperfezioni non vanno coperte ma va valorizzato il meglio di sé perché non si notino neanche.
L’imperfezione è quella meravigliosa condizione che fa innamorare. La perfezione è quella che fa idolatrare. Chi è perfetto desidera l’amore e chi è imperfetto desidera la perfezione ma ciò che si dovrebbe avere in comune è l’accettazione non senza la perseveranza e la disciplina, la semplicità non senza la bellezza e l’armonia, l’amore non senza la perfezione dell’imperfezione, la stabilità della dinamicità.
L’intimità è quella dimensione che si raggiunge con pochi in cui si mostrano anche i difetti.